martedì 16 ottobre 2012

METAFORE E IMMAGINI DI INTERNET

Piet Mondrian, Composizione n.10 (molo e oceano), 1915
Ho scelto l'immagine di un labirinto - nell'interpretazione dell'artista olandese Piet Mondrian - per sottolineare la differenza tra la rete e gli altri mezzi di comunicazione. 
In questo labirinto di strade digitali, ognuno può entrare da ogni parte del mondo, in ogni momento, per una molteplicità di motivi, tracciando un percorso ogni volta diverso. Chi accede alla rete può scegliere, infatti, in quale direzione andare diventando, in un certo senso, autore del proprio percorso di lettura. Ogni pagina della rete è un punto di arrivo, una porzione di testo che esprime un significato autonomo, ma è contemporaneamente una mappa che, attraverso i suoi link, orienta la lettura in molti modi di cui non sempre siamo consapevoli.
Ma come ogni labirinto il rischio è quello di perdersi.. perdere il senso critico, perdere di vista l'obiettivo, senza accorgersi davvero di questo.

domenica 14 ottobre 2012

LA SCALA FORRESTER


La scala Forrester segmenta gli utenti della rete in sei livelli sulla base della loro partecipazione alla costruzione e fruizione dei contenuti digitali, definendo in questo modo sei profili socio-tecnografici:

1.    CREATORS:        caricano contenuti in rete, pubblicano siti e blog
2.    CRITICS:              commentano e discutono on-line
3.    COLLECTORS:     scaricano contenuti di vario genere
4.    JOINERS:             usano i social network
5.    SPECTATORS:     leggono, visionano e ascoltano contenuti
6.    INACTIVES:         non fanno nessuna delle precedenti attività

 

La difficoltà che molti di noi (me compresa) hanno avuto nel collocare se stessi sulla scala Forrester è dovuta probabilmente al fatto che questo strumento si propone di misurare l’approccio complessivo nei confronti della rete e delle possibilità che essa offre - non semplicemente l’adozione di singole tecnologie informatiche.

Nella prospettiva di chi ha elaborato questo strumento non è tanto importante stabilire, per esempio, se gli utenti leggono il quotidiano on-line, aggiornano il loro status su FB o creano contenuti sulle loro passioni; è più importante stabilire qual è il loro atteggiamento nei confronti della rete, cioè le aspettative e i bisogni di espressione e condivisione che ritengono di poter soddisfare attraverso questo mezzo (cosa che naturalmente si riflette negli usi che ne fanno).  Questa scala è stata definita, infatti, “socio-tecnografica” perché i profili che essa descrive si basano sulle motivazioni personali e non sulle competenze necessarie alla partecipazione (con gioia di tutti noi, oggi non è affatto necessario conoscere il linguaggio Html per generare pagine web).

È utile ricordare che la scala Forrester è nata come strumento a supporto delle aziende e dei brand per sviluppare le loro strategie di marketing e comunicazione sul web. Avere tra i propri clienti persone che riportano sulla rete i loro commenti su un prodotto o servizio può avere conseguenze molto importanti ai fini organizzativi, in senso positivo o negativo.

La metafora della scala può essere, in un certo senso, fuorviante in quanto può portare a ritenere che  livelli più alti di partecipazione si sovrappongano necessariamente a livelli più bassi (noi saliamo una scala dal basso verso l’alto!); in questo caso, come testimoniano alcuni commenti, si può salire e scendere liberamente su questa scala.

Alla luce di queste riflessioni mi colloco tra gli spettatori, cioè tra gli utenti che usano la rete soprattutto per leggere, ascoltare e guardare contenuti di varia natura. Ciò non esclude che mi sia capitato di inserire qualche commento “qua e là”, nei siti e nei blog che seguo più o meno abitualmente, di caricare o scaricare dei video, di fare ricerche e anche di usare i social network.

 

LA VOLPE E IL LUPO



A proposito di LUNA NEL POZZO, chi ricorda la favola della volpe e il lupo di La Fontaine? Eccola:

"Una sera - narra la favola di La Fontaine - una volpe vide sul fondo di un pozzo la luna e la scambiò per un grande pezzo di formaggio. Per raggiungerlo salì su uno dei due secchi che stavano sospesi come una bilancia alla carrucola. Una volta giunta sul fondo del pozzo avvicinò il muso all'acqua e si rese conto dell'errore. Capì che non poteva risalire, a meno che.... Trascorsero due notti e due giorni e la luna-formaggio divenne un po' più piccola. Finalmente passò un lupo e la volpe gli disse:  << Caro amico vi invito a pranzo, vi invito a mangiare questo formaggio di cui, come potete vedere, ho già gustato un bel pezzetto. Salite su quel secchio che ho messo là apposta per voi e raggiungetemi >>. Il lupo salì sul secchio e facendo da contrappeso scese nel pozzo mentre la volpe risaliva verso l'alto, riguadagnando la libertà". 

giovedì 11 ottobre 2012

Ma la luna non si rifletteva nel pozzo?

 
Sì, certo...ma tanto tempo fa, quando il pozzo ero uno strumento molto importante nelle società umane perché, associato all'acqua, ne facilitava il lavoro e quindi la vita.
L'importanza che questo manufatto ha avuto nella storia dell'umanità è testimoniata dai molti modi di dire, espressioni ormai cristallizzate mediante la loro ripetizione, di cui il pozzo è protagonista. Diciamo:  "sono caduto in un pozzo nero" per esprimere una condizione di difficoltà dalla quale non vediamo via di uscita; "sei un pozzo senza fondo" per accusare qualcuno di non avere limiti; "è proprio un pozzo di scienza" per ricoscere a qualcuno di avere particolari conoscenze; "un pozzo di San Patrizio" per indicare un luogo dalle mille bellezze e ancora "volere la luna nel pozzo" e "far vedere la luna nel pozzo" per esprimere la condizione di chi vuole l'impossibile o è stato tratto in inganno, si è fatto illudere da qualcosa o da qualcuno. Metafora della pericolosità del mondo, dei suoi misteri ma anche metafora delle infinite conoscenze che alimentano l'anima di ognuno di noi.
Se non ha più pozzi in cui riflettersi, la luna dei nostri tempi incontra gli schermi dei nostri cellulari, delle nostre televisioni, dei nostri computer.
E la metafora si rigenera. Come a dire che la tecnologia è cambiata ma il significato è il medesimo.
Ciò su cui dobbiamo riflettere - questa è la tesi esposta ormai un bel po' di anni fa da Marshall McLuhan - è il rischio che ogni nuova tecnologia eserciti su di noi una lusinga così forte da determinare uno stato di torpore e di passiva accettazione.
"Se non abbiamo gli anticorpi intellettuali adatti ciò accade non appena ne veniamo in contatto, portandoci ad accettare come assiomi assoluti le assunzioni non neutrali intrinseche in ogni tecnologia. se invece riusciamo ad evitare di esserne fagocitati, possiamo guardare quella tecnologia, dall'esterno, con distacco, e a quel punto riusciamo a vederne con chiarezza i principi sottostanti e le linee di forza che esercita"(M. McLuhan Understanding Media. The extensions of man).